Introduzione
Questa analisi si basa su ipotesi di massima relativa a una possibile joint venture tra Seri Industrial (o sue controllate) ed Eni Versalis, per la costruzione di un impianto di produzione di batterie nella zona industriale di Brindisi. Al momento (primi di febbraio 2025), non esiste alcun accordo ufficiale tra le due aziende, né sono stati comunicati piani concreti per un progetto di questo tipo.
L’obiettivo di questa valutazione è fornire una stima indicativa dei tempi di sviluppo e delle principali fasi operative, basandosi su dati storici di progetti simili, come la realizzazione dell’impianto di Teverola. Tuttavia, è importante sottolineare che le tempistiche reali potrebbero variare in modo significativo, a seconda di variabili come l’accesso a finanziamenti, la rapidità nell’ottenere permessi e autorizzazioni, le eventuali sinergie tra le due aziende e il contesto economico e normativo in cui il progetto verrebbe sviluppato.
Le ipotesi presentate in questa relazione non rappresentano in alcun modo un piano industriale né una strategia ufficiale di Seri Industrial o Eni Versalis ma solo un esercizio di analisi basato su dati e scenari ipotetici.
1. Fase di Progettazione e Studio di Fattibilità (6 – 18 mesi)
- Definizione del modello di business e degli obiettivi della joint venture.
- Studio di fattibilità tecnico-economica.
- Scelta del sito di insediamento all’interno dell’area industriale di Brindisi (vicino alle centrali elettriche e al bioreattore).
- Predisposizione delle richieste per i permessi e prime trattative per incentivi pubblici e agevolazioni.
- Tempi stimati: Gennaio 2026 – Giugno 2027 (1 – 1,5 anni).
2. Ottenimento di Permessi e Concessioni (12 – 24 mesi)
- Avvio della richiesta di autorizzazioni ambientali, industriali e urbanistiche.
- Ottenimento delle concessioni per l’uso del suolo e negoziazioni su agevolazioni fiscali.
- Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e conferma delle normative di sicurezza.
- Tempi stimati: Luglio 2027 – Luglio 2029 (2 anni, parallelamente alla progettazione esecutiva).
3. Progettazione Esecutiva e Infrastrutture (18 – 36 mesi)
- Progettazione definitiva dell’impianto e infrastrutture di supporto.
- Costruzione di strade interne, condutture, collegamenti con le centrali elettriche e il bioreattore.
- Eventuali opere di bonifica del sito industriale esistente.
- Tempi stimati: Gennaio 2028 – Dicembre 2030 (3 anni).
4. Costruzione degli Edifici e Installazione delle Linee Produttive (18 – 24 mesi)
- Costruzione degli stabilimenti per la produzione delle batterie, logistica e uffici.
- Acquisto e installazione dei macchinari di produzione (linee per elettrodi, assemblaggio celle e testing).
- Tempi stimati: Gennaio 2030 – Dicembre 2031 (2 anni).
5. Formazione del Personale e Test delle Linee Pilota (6 – 12 mesi)
- Reclutamento e formazione del personale specializzato per la gestione della produzione.
- Avvio delle linee pilota per testare i processi e verificare la qualità delle batterie.
- Messa a punto dei processi di controllo qualità e sicurezza.
- Tempi stimati: Gennaio 2032 – Dicembre 2032 (1 anno).
6. Produzione Effettiva e Inizio Commercializzazione
Data stimata per l’avvio della produzione: Gennaio – Giugno 2033
Considerazioni Finali
Se la joint venture venisse firmata nel 2026, la produzione effettiva delle batterie inizierebbe non prima del 2033, a causa di:
- Tempi burocratici lunghi per le concessioni e i permessi.
- Tempi di costruzione e installazione delle linee (che in passato, come Teverola, hanno richiesto diversi anni).
- Necessità di test e validazione della produzione prima della commercializzazione.
Scenario Ottimistico
Se alcune fasi (per esempio, progettazione e permessi) venissero accelerate grazie a incentivi governativi o procedure semplificate, si potrebbe anticipare l’avvio della produzione a metà 2032.
Scenario Realistico
Considerando la complessità dell’iniziativa e i precedenti del settore, è più probabile che la produzione inizi nel 2033.
Conclusioni: Impatto della Transizione sull’Indotto e sui Lavoratori Diretti
Se una joint venture tra Seri Industrial ed Eni Versalis dovesse realmente prendere forma nel 2026, con un avvio della produzione di batterie previsto per il 2033, i sette anni di transizione rappresenterebbero un periodo critico per la gestione della forza lavoro attualmente impiegata nella conduzione dell’impianto di cracking. Analizziamo di seguito gli effetti che questa transizione potrebbe avere sui lavoratori diretti e sull’indotto.
1. Impatto sui Lavoratori Diretti
L’impianto di cracking impiega un numero significativo di tecnici e operatori specializzati nella gestione dei processi chimici, molti dei quali hanno competenze difficilmente trasferibili al settore della produzione di batterie senza una formazione specifica.
- Riconversione professionale (2026 – 2033):
Durante il periodo di transizione, Eni potrebbe avviare programmi di formazione e riqualificazione, per permettere ai lavoratori attuali di acquisire competenze in ambito elettrochimico, automazione industriale e controllo qualità, fondamentali per il futuro impianto.- La fase iniziale (2026 – 2028) potrebbe concentrarsi su corsi teorici e laboratori sperimentali.
- Dal 2029 in poi, con l’avvio della costruzione dell’impianto, potrebbero essere previste attività di training on the job, in collaborazione con centri di ricerca e università.
- Ricollocazione temporanea (2026 – 2033):
In assenza di un impiego immediato nell’industria delle batterie, i lavoratori diretti potrebbero essere temporaneamente assegnati ad altri stabilimenti Eni o impiegati in attività di manutenzione e mantenimento dell’impianto di cracking. - Percentuale di transizione stimata:
Se prendiamo come riferimento esperienze di riconversione industriale simili, si può ipotizzare che circa il 50-60% dei lavoratori diretti potrebbe essere riassorbito nel nuovo impianto, mentre il restante 40-50% potrebbe dover cercare alternative nel settore chimico o meccanico.
2. Impatto sull’Indotto
L’indotto dell’impianto di cracking è composto da aziende fornitrici di servizi e materiali, tra cui:
- Manutenzione e assistenza tecnica.
- Trasporti e logistica.
- Fornitori di materie prime e sostanze chimiche.
La transizione da un impianto di cracking a una gigafactory di batterie potrebbe generare cambiamenti strutturali significativi nell’indotto, con ripercussioni positive per alcuni settori e negative per altri:
- Perdita di lavoro nell’indotto chimico e petrolchimico
- Aziende che fornivano materie prime chimiche per il cracking potrebbero non avere più un mercato locale di riferimento.
- Imprese di trasporto e movimentazione di prodotti petrolchimici potrebbero subire riduzioni di volume.
- Specialisti in manutenzione di impianti petrolchimici potrebbero non avere le competenze richieste per la gestione di un impianto di batterie.
- Possibili nuove opportunità nel settore delle batterie
- Le aziende che si occupano di automazione industriale e elettronica potrebbero beneficiare di nuove richieste legate alla produzione delle batterie.
- Il comparto del riciclo e smaltimento potrebbe svilupparsi, dato che la produzione di batterie richiede processi specifici per la gestione dei rifiuti industriali.
- Alcune imprese dell’indotto potrebbero riconvertirsi, ma questo richiederebbe investimenti e formazione.
- Percentuale di trasformazione dell’indotto
Basandoci su esperienze di transizione industriale in altri settori, si può stimare che solo il 30-40% delle aziende attualmente coinvolte nell’indotto del cracking potrebbe essere in grado di adattarsi al nuovo impianto. Il restante 60-70% potrebbe dover cercare altri clienti o chiudere le attività.
Conclusione Generale
La chiusura dell’impianto di cracking e la sua riconversione in un impianto di produzione di batterie porterebbe inevitabilmente a cambiamenti profondi nella forza lavoro e nell’indotto.
- I lavoratori diretti avrebbero bisogno di formazione intensiva per poter essere riassorbiti nel nuovo impianto. Tuttavia, almeno il 30-40% potrebbe non trovare spazio nella futura gigafactory.
- L’indotto subirebbe un impatto ancora maggiore: fino al 60% delle aziende attualmente coinvolte nella filiera del cracking potrebbe non avere più un ruolo nel nuovo ecosistema produttivo.
- L’unico modo per mitigare questi impatti sarebbe quello di attuare un piano di transizione lungo almeno 5-7 anni, con investimenti mirati nella formazione, nell’innovazione industriale e nella riconversione delle aziende dell’indotto.
Se la transizione non verrà gestita in modo proattivo, c’è il rischio che la chiusura del cracking lasci un vuoto economico e occupazionale per diversi anni, in attesa che la produzione di batterie diventi effettivamente operativa. L.L.